22.4.14

Dos poemas italianos

Giovanni Scarabello ha conseguido el "Premio Jacopo Allegretti per la traduzione", uno de los que componen la XI Edición del Premio Letterario Nazionale "Città di Forlì", por "due poesie del poeta spagnolo Álvaro Valverde, molto ben tradotte in italiano", según el acta del jurado.
Los poemas, "Sera di marzo" y "Cimitero Tedesco, Yuste" (que ofrecemos como primicia aquí debajo), forman parte de la Tesi di Laurea Magistrale del joven traductor: La poesia di Álvaro Valverde - Jardines de memorias, con la concluyó recientemente su licenciatura en Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee en la Università degli Studi di Milano.
La entrega del galardón tendrá lugar el próximo 17 de mayo en el Salone Comunale de la ciudad italiana de la Emilia-Romaña.
Añadiré que, animado por su profesor, el hispanista Alessandro Cassol, Scarabello fue alumno, en calidad de becario Erasmus, de la Universidad de Extremadura a lo largo del curso 2011/2012. De su estancia en Cáceres, una ciudad que estima, y de sus viajes por Extremadura, ha conservado cierto acento y un generoso afecto por esta tierra, su paisaje, gente, su gastronomía y, claro está, su literatura. En la actualidad, vive y trabaja en Barcelona.
Complimenti, caro Giovanni, e grazie mille.

CIMITERO TEDESCO, YUSTE

Ha in sé la morte una misura esatta.
In fila, i tumuli ricordano
i nomi e poi le date degli eroi.
L’età ignora quando
sarebbe infine giunto il dolce frutto
quello della sconfitta.
Niente preserva, invece, la memoria
di quelli che già caddero in battaglia.
I loro volti anonimi. Le vite,
bellissime e lontane come il sogno
che abita i paesi che lasciarono.

Ci porta a questo luogo un’abitudine
di assenza e di quiete.
Verso sud, giù dal muro,
dormono vigne accasciate
e all’ombra senz’ombra degli antichi ulivi
il silenzio è solenne.
Con le ultime luci, lo sguardo si perde,
luminoso di eterno.


SERA DI MARZO

Non so cosa darei
per poter rimanere
qui seduto con te,
sul balcone all’aperto,
a guardar le terrazze
e un giardino di palme,
ed un muro di glicine
a cui un sole morente
dà quel tono azzurrato
così bello.
Se vuoi,
consumiamo la luce,
quel che resta del giorno,
nella tenue penombra
di una stanza smaltata
dove soli, in silenzio,
senza neanche guardarci,
siamo stati capaci
di tornare a quegli anni,
né felici né infausti,
in cui eravamo giovani,
e sapevamo amarci.